Campagna per la Giornata Mondiale contro l'Aids 2014  ©World Health Organization

AIDS

di Paola Vannutelli

Quando si parla di AIDS, la questione che dovrebbe risultare al di sopra di tutto è quella dei diritti: in primis delle persone Hiv positive, ma anche delle comunità e degli affetti, ovvero delle persone a vario titolo coinvolte. Temi come la prevenzione, l’informazione, l’assistenza e la cura dovrebbero essere la declinazione giornalistica corretta di una materia che, al contrario, è insufficientemente tematizzata dai media. Dall’analisi condotta risulta che le notizie che si rintracciano sulla stampa e nei servizi televisivi sul tema, quasi mai richiamano l’accesso ai diritti dei soggetti Hiv positivi,raramente rappresentati come portatori di bisogni e di legittimi diritti esigibili.

A trent’anni dalla comparsa della malattia e in presenza di un fenomeno che conta circa quattromila siero conversioni registrate ogni anno in Italia, avrebbe ancora senso informare le persone sulla legge 135/90 a tutela dei diritti di persone sieropositive e in Aids: una legge che prevede interventi di prevenzione, assistenza, tutela della privacy e in materia di diritto del lavoro; che stabilisce la diffusione periodica di campagne di sensibilizzazione e prevenzione. Questi argomenti dovrebbero evocare una moltitudine di immagini, ritratti, luoghi, coni d’ombra che scaturiscono da un fenomeno così complesso, ma che scarseggiano in maniera drammatica nell’iconografia dei media.

La disamina critica delle immagini dell’AIDS nel giornalismo italiano, sia nelle testate osservate che nei servizi televisivi, prende le mosse con la constatazione di essere in presenza di un’immagine che non c’è: “… la mancanza di corredo iconografico risiede, presumibilmente, nella marginalità mediatica attribuita al tema in questione,….”. Sembra di poter dire che non ci sia, nel giornalismo italiano, una ricerca attenta, nel testo come nelle immagini, che restituiscano una visione sufficientemente complessa di un fenomeno tutt’altro che marginale. Il percorso porta in seguito a indagare lo stato dell’arte e allarga lo sguardo sulla storia dell’AIDS, proponendo la visione delle campagne informative ministeriali fino al 2013, data dell’ultima campagna di comunicazione Istituzionale.

La Stampa 31 novembre 2007
La Stampa 31 novembre 2007
Hiv/Aids Campagna Ministeriale 1988
Hiv/Aids Campagna Ministeriale 1988

Si entra poi nelle diverse declinazioni del “Racconto dell’AIDS”: immagini delle giornate mondiali di lotta all’AIDS; articoli in stile “L’informazione che racconta l’informazione”; la questione dell’AIDS in Africa; le foto di eventi solidali con il protagonismo dello star system; fatti di cronaca che vedono protagonisti “sieropositivi” e cronache di “outing” improbabili; approfondimenti sul tema attraverso le storie di persone Hiv positive che si raccontano; le “scoperte scientifiche” e le posizioni della Chiesa Cattolica.
I movimenti di advocacy in tema di AIDS, da anni propongono un approccio al tema della prevenzione e del rispetto delle persone coinvolte che si basa su di un assunto preciso: “consideriamoci tutti portatori del virus, usiamo sempre il preservativo, così nessuno dovrà temere il rifiuto, tutti proteggono e tutti sono protetti”. Se stimoli simili, in merito al sesso sicuro, fossero stati amplificati dai media, in decenni di prevenzione e corretta informazione si sarebbe potuto arrivare almeno a normalizzare l’uso del preservativo: forse non tutti lo userebbero ancora, ma la proposta di utilizzarlo non sarebbe accolta con allarme e imbarazzo come avviene, per moltissime persone, nella realtà dei fatti.

Repubblica 30 novembre 2010
Repubblica 30 novembre 2010

Le cose sono andate diversamente, l’indagine sulle immagini dell’AIDS nei media evidenzia la disinformazione ed il clima poco sereno che circonda il tema della prevenzione e dell’uso del condom; la Questione AIDS è un tema che molti operatori del settore dell’informazione tentano in ogni modo di evitare. Nella cronaca, la guerra alla malattia, come per altri fenomeni collettivi , diventa a volte guerra ai malati; processo che inevitabilmente influenza l’opinione pubblica: i soggetti Hiv positivi sono tornati ad essere considerati, troppo frequentemente, alla stregua di untori, più o meno consapevoli, com’era all’inizio della malattia.

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