I MEDIA SUL TEMA DELL’AIDS

L’informazione dalla comparsa del virus ad oggi

di Paola Vannutelli

I media, Tg e carta stampata, sul tema dell’Aids, dalla comparsa del virus ad oggi, in termini di informazione pubblica non hanno contribuito compiutamente alla costruzione di un pensiero critico aggiornato nella popolazione generale. Come in altri casi, l’AIDS entra nelle agende dei giornalisti solo in presenza di eventi istituzionali (il 1° dicembre per la giornata mondiale della lotta all’Aids , convegni internazionali, ecc.), di scandali, di gossip e di eventi di cronaca che vedono i malati come protagonisti. Al contrario, l’informazione della stampa e della televisione, per definizione accessibili a un vastissimo pubblico, sarebbe potuta diventare una fonte importante tesa all’educazione dei cittadini, alla rimozione dello stigma verso i malati e le persone HIV positive, anche e soprattutto in assenza di campagne pubbliche continue ed efficaci.

Il ruolo assunto dalla comunicazione in quest’ottica richiederebbe un’importante assunzione di responsabilità altra rispetto al passato e al recente passato. In questi trenta anni, nei quali si è diffusa l’infezione da HIV, i media sul tema hanno svolto com’è naturale la funzione divulgativa di notizie; senza pretendere un compito pedagogico che dovrebbe essere svolto da altre agenzie, resta il fatto che raramente si rintraccia nei prodotti televisivi e giornalistici la tensione a un’informazione che favorisca la prevenzione e il cambiamento dei comportamenti e una diversa percezione del malato di AIDS.

L’informazione insufficiente. Un’attenta comunicazione di avvenimenti, di scoperte scientifiche e di riflessioni culturali potrebbe fornire al cittadino gli strumenti necessari per porsi di fronte ad una questione che riguarda la salute pubblica: conoscere aiuta a prevenire, permette di acquisire competenze utili alla prevenzione del virus e di eliminare barriere culturali e distanze indebite da chi è già coinvolto. Questo è quello che può consentire una comunicazione dei media più accorta e sensibile: ridurre lo stigma nei confronti delle persone che vivono con l’HIV e offrire un contributo nella lotta comune alla diffusione del virus. Altro è quello che scaturisce, purtroppo in modo non residuale da uno stile comunicativo che presenta tratti fuorvianti e parziali. La risultante è che nel nostro paese, come vedremo nell’illustrazione dei servizi e nel materiale iconografico a corredo degli articoli, in materia di HIV/AIDS e di prevenzione di questa patologia, c’è attualmente un’informazione generalmente insufficiente (in termini sia quantitativi sia qualitativi) circa la sua epidemiologia, la diffusione e prevenzione; tutto ciò non ha contribuito alla messa in atto di comportamenti sessualmente responsabili, come dimostrano le diffuse e consistenti resistenze dei media a mostrare l’uso del condom e il tipo di messaggi veicolati negli sporadici articoli dedicati al tema.

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Tg3 : condom all’univesrità

Le rappresentazioni oscillano tra la drammaticità e l’estraneità emotiva: a queste si somma l’assenza di immagini di vita quotidiana e familiare delle persone HIV positive; nella produzione dei media manca, di norma, l’assunzione di una responsabilità informativa ed educativa, capace di riportare alla normalità le questioni della prevenzione, quale ad esempio la sessualità responsabile, rischiando di alimentare così la sovrapposizione di un’ immagine della malattia, e delle persone malate di AIDS, con altre immagini allarmanti, impersonali e lugubri, distanti dal quotidiano vissuto delle persone coinvolte.

In sintesi, le immagini stock più ricorrenti sono le seguenti:

-Africa, bambini africani, persone di colore;
-cinesi, villaggi cinesi;
-siringhe, prelievi di sangue, provette, laboratori di biologia, immagine macroscopica del virus, farmaci, interni/esterni di ospedali, camere operatorie;
– immagini di arresti ad opera delle forze dell’ordine;
-sfilate di moda, very important person, Festival di Cannes;
– il Papa in particolare Papa Benedetto XVI;
-giovani con volti non riconoscibili;
-inquadrature di corpi non ripresi in volto

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