di Andrea Pogliano
La retorica del “giovane e bella”. Riprendiamo il servizio menzionato nella scheda precedente, quello del Tg2 delle 20,30 del 19 Settembre 2013. Oltre agli aspetti già analizzati, notiamo altri aspetti interessanti. L’enfasi sulla bellezza, la giovinezza e la mobilità/vitalità delle donne vittime di violenza è una di queste. Si tratta di un aspetto che può essere analizzato criticamente e che si connette all’uso selettivo delle immagini che sovente accompagna i servizi dei telegiornali sul femminicidio. Nel caso del Tg in questione questa retorica permette anche delle forzature, includendo uno dei due casi all’interno del frame, quando allo stato delle indagini ancora non ci sono riscontri sull’identità sessuale del persecutore. Per supplire a quest’assenza di certezze, si dice che la donna uccisa era giovane e bella, come a fare intendere che non possa che essere stato un uomo.
Lo stesso approccio appartiene a Repubblica nel servizio del 20 settembre 2013. Anche se qui non si parla direttamente di femminicidio (la stampa sembra meno incline dei telegiornali a trasformare tutti gli omicidi di donne in femminicidi), l’enfasi sulla bellezza della vittima porta il lettore a immaginare che il delitto non possa che essere stato commesso da un uomo provocato da quella stessa bellezza. Di più: in questo caso l’ipotesi viene suggerita dal giornalista in modo esplicito. L’incipit dell’articolo è questo: “Attraente, prosperosa, desiderata. Ma anche una donna che non dava confidenza a nessuno. L’hanno uccisa con una coltellata…forse dopo che lei ha respinto per l’ultima volta l’assalto fastidioso di un pretendente”. Questa stessa tesi viene anche riportata in grassetto, per enfatizzare l’interesse giornalistico per il fatto di cronaca in questione.
Come si vede, il copione che informa ormai i femicidi sulla stampa è già un clichè che viene speso “di default”, in assenza di qualunque indizio, anticipato dal solito “forse”. In pratica, l’interesse giornalistico (pagine nazionali delle testate più diffuse, telegiornali nazionali…) per questo delitto del quale nulla si sa risiede precisamente nel clichè giornalistico del femminicidio che sembra aver bisogno di porre enfasi sulla bellezza della donna uccisa per “spiegare” la sua trasformazione in oggetto del desiderio violento dell’uomo.
Anche nell’articolo del Corriere della sera del 23 novembre 2012 pare piuttosto ovvio che la selezione delle immagini da enfatizzare (per dimensione in pagina) abbia seguito un criterio legato alla bellezza femminile.
La desiderabilità come valore-notizia. Vediamo qui all’opera un aspetto interessante del framing prodotto attraverso le immagini (immagini mentali evocate a parole e immagini reali messe in pagina). Infatti, se i testi scritti ci permettono di vedere alcune distorsioni tipiche del racconto del femminicidio (confusione tra femminicidio e femicidio, tra femminicidio e delitto passionale, etc.). le immagini permettono di portare alla luce un aspetto più sottile ma non meno pervasivo e problematico: quello della visione del femminicidio portato sulla bellezza e la desiderabilità femminile come elemento narrativo del femminicidio e persino come valore-notizia che orienta la scelta e la messa in pagina delle news.
Se questo possa finire per offrire una sorta di giustificazione ai carnefici, facendo l’occhiolino al senso comune diffuso in una società culturalmente ancora patriarcale e segnata per molti anni dalla piaga del “delitto d’onore”, sta ai lettori giudicare.
Il rimando alla bellezza ritorna in altri telegiornali.
Al Tg1 delle 20 del 20 Settembre 2013, il servizio inzia con queste parole:
Cronista: “La descrivono come una donna riservata, bellissima. Tante le advances che riceveva e che puntualmente respingeva”.
E prosegue con queste:
Cronista: “Intanto a Rimini piangono una donna riservata e bellissima”.
Uomo intervistato per strada: “Una brava ragazza, cioè una bella ragazza e una brava ragazza… Non è che desse confidenza…molto, diciamo, riservata”. (dal Tg1 delle 20 del 20 Settembre 2013)
Questo discorso sotterraneo è ben accompagnato dalle immagini. Si va dall’abitudine a riprendere con le telecamere fotografie intime e private delle donne coinvolte, fino all’utilizzo di immagini di repertorio erotizzanti e voyeristiche. Un buon esempio dell’utilizzo delle due tipologie di immagini appena menzionate, all’interno di un’enfasi giornalistica su bellezza e giovinezza delle vittime lo offre il Tg1 delle 20 del 7 Ottobre 2013.(1)
Conduttore: “Cambiamo argomento e parliamo del decreto legge contro il femminicidio, che approda domani nell’aula della Camera. Polemiche e ritardi rischiano di farlo decadere”
Voice over di donna, presumibilmente parente di una vittima su due immagini sexy di una donna uccisa. La telecamera fa uno zoom sulle fotografie contenute dai portafoto:
“Emiliana poteva essere salvata se il giudice lasciava il mostro in carcere, perché per me è un mostro”Voice over di uomo su altre fotografie di un’altra donna:
“Anna gli aveva detto basta. Era stanca dei suoi continui soprusi. Dei suoi continui abusi…”Voice over ragazza, ancora su fotografie di un’altra donna:
“Se Antonella avesse parlato con qualcuno, se parlava con noi… Lei si sentiva minacciata da questa persona…”Voice over di donna, altre fotografie:
“Eleonora è stata colpita all’addome, al braccio, all’avambraccio, quando è caduta è stata colpita al cuore. E già era, io penso, mezza morta: è stata colpita anche alla testa. È stata proprio un’esecuzione”.Cronista:
“Emiliana, Anna, Antonella, Eleonora. Vittime di uomini che le hanno uccise senza pietà. Numeri impressionanti: ogni tre giorni viene uccisa una donna da mariti, compagni e amanti. Il decreto del governo contro il femminicidio è una risposta, ma decade il 15 ottobre.In Parlamento è in atto una corsa contro il tempo… (dal Tg1 delle 20 del 7 Ottobre 2013)
Poi il servizio si chiude con l’intervista a Silvia Avallone, scrittrice, che dice: “Credo che il decreto contro il femminicidio sia una priorità assoluta e non più rimandabile. E credo che le donne, i parenti delle vittime e anche gli uomini si aspettino da parte delle istituzioni un segnale forte e chiaro per affrontare una volta per tutte questo fenomeno che è in crescita esponenziale, sempre più inquietante. Credo che vada affrontato, sia con le leggi, ma anche con una forte azione culturale che deve partire dalle scuole e dall’infanzia per costruire una nuova cultura di genere fondata sul rispetto e sulla parità”.
Lo “sguardo maschile”. Qui si nota tutta l’ambiguità della costruzione visiva di questi servizi, nei quali la proposta di uno “sguardo maschile”, segnato da voyeurismo e mercificazione del corpo della donna, è addirittura pensata come funzionale a un servizio che condanna il femminicidio, che proprio su quello sguardo si regge. Accanto al tema della bellezza, vi è quello dell’innocenza, prodotto e riprodotto tramite il costante richiamo alla giovane età delle donne uccise e a frasi come “poco più che una bambina”.
Il Tg3 delle 19 del 23 Settembre 2013 offre degli esempi, tra i tanti disponibili:
Cronista: “Ha detto ai carabinieri che si sarebbe ucciso, ma è quasi certo, non ne aveva alcuna intenzione. L’unico obiettivo di quest’uomo violento era di eliminare la sua ex fidanzata. E all’alba di questa mattina, quando ha fatto quella telefonata ai carabinieri, lo aveva già fatto. Giuseppe Pintus, 36 anni, aveva già ucciso Marta, solo 24 anni. (…) E il dramma della violenza sulle donne non ha limiti. A Taranto è morta dopo giorni e giorni di agonia, Ilaria, 20 anni appena. Il suo convivente le aveva sparato la prima volta la sera di domenica scorsa. Lei, poco più che una ragazzina, non lo aveva denunciato, si era tamponata la ferita da sola.
1Per questioni legate alla concessione dei diritti Rai, siamo in attesa di poter pubblicare il video,ndr