di Raffaella Cosentino
Il racconto televisivo prevalente nei giorni della rivolta, scoppiata il 7 gennaio 2010, rimane appiattito sulla cronaca, senza approfondirne le cause e la presenta prevalentemente come quello che non è: vale a dire un’improvvisa esplosione di rabbia collettiva. Al contrario, come abbiamo accennato nella scheda iniziale, la rivolta nasce da uno sfruttamento prolungato nel tempo dei lavoratori africani e dalle condizioni disumane in cui erano costretti a vivere da anni, sotto la minaccia costante dei proiettili della ‘ndrangheta. Dal 7 al 10 gennaio 2010 sulle principali edizioni dei telegiornali del servizio pubblico e sui più importanti quotidiani vengono reiterate le immagini degli scontri. Le scene, quasi sempre di massa e di violenza, inquadrano la vicenda come uno scontro “etnico” fra neri e bianchi. Le cornici di riferimento sono l’ordine pubblico e il razzismo.
Il Tg3 linea notte del 7 gennaio 2010 (1) va in onda quando la rivolta è scoppiata da poche ore e dedica a questo argomento la copertina, con il sottofondo di una musica drammatica e angosciante e una lettura a effetto per drammatizzare le prime informazioni disponibili. Le immagini mostrano confusamente gli scontri: si vedono strade buie con africani e poliziotti, un corteo di mezzi di polizia, gente che corre. Africani concitati e arrabbiati, con spranghe in mano, che urlano qualcosa all’indirizzo della telecamera, mentre sbattono a terra con rabbia oggetti di ferro contundenti. I dettagli sui cui si soffermano le inquadrature sono i caschi dei poliziotti, il primo piano del vetro di un’auto spaccato, una macchina con il finestrino del cofano rotto, un africano che ha in mano una catena. Le parole a commento sono:
Scene di guerriglia. Rosarno, Piana di Gioia Tauro in Calabria, centinaia di auto distrutte, cassonetti rovesciati sull’asfalto, ringhiere divelte, scene di non ordinaria follia. Centinaia di extracomunitari hanno invaso la strada, armati di spranghe e bastoni. Dopo che alcuni sconosciuti hanno ferito due di loro con un’arma ad aria compressa. (dal Tg3 linea notte del 7 gennaio 2010)
Si accenna alle cause della rivolta:
Uomini che vivono in condizioni disumane in edifici abbandonati. Uomini che lavorano come braccianti agricoli, in gran parte africani. Uomini sfruttati fino al limite del sopportabile – continua la copertina - E’ il frutto di un clima di intolleranza mafiosa e xenofoba, ha commentato il presidente della Regione Calabria Loiero.
Ma ciò contrasta fortemente con le immagini che mostrano solo scene di disordini. Tutta questa parte del racconto non ha immagini proprie. Compare una scritta bianca su sfondo nero: S.O.S. Razzismo. Vediamo quindi fin dalle prime ore che i media danno due chiavi di lettura, in termini visivi, la sicurezza e il razzismo. Nei giorni seguenti il dibattito si concentrerà in modo sterile sul problema: Rosarno è una città razzista? Si tratta ovviamente di un tema che di per sé è adatto a suscitare polemiche e lo schieramento in fazioni pro e contro. Per questo allontana dall’analisi delle cause sociali e dalla spiegazione di un fenomeno complesso. Subito dopo la copertina, entra in campo il conduttore del Tg3 Maurizio Mannoni, dallo studio, esordendo:
una rabbia che cova da tempo quella di Rosarno, in Calabria, quella degli immigrati africani che lì vivono in condizioni veramente di semi schiavitù. A maggio tre persone sono state arrestate con l’accusa di avere ridotto in schiavitù appunto questi immigrati africani che vengono usati per la raccolta delle olive e degli agrumi. Fatti lavorare 20 ore al giorno e costretti in condizioni veramente disumane.
Avete visto gli scontri di oggi si teme che la situazione possa degenerare ancor di più, forse domani, quando potrebbe esplodere la reazione della criminalità organizzata che controlla appunto la comunità degli immigrati africani e che certo non tollera azioni di ribellione come quella di oggi. Vedremo tra poco quello che è successo. (dal tg 3 linea notte del 7 gennaio 2010)
I clichè e la colpevolizzazione delle vittime. Ancora una volta, l’informazione data nell’intervento del giornalista contrasta con le immagini appena viste nella copertina dal telespettatore. Si trattava, ricordiamolo, di scene di grande violenza compiuta dagli africani. Al contrario il giornalista in studio presenta i lavoratori stranieri come vittime e schiavi. Ma ricorre anche al cliché che aveva già condizionato il racconto di una rivolta precedente, quella avvenuta a settembre del 2008 in Campania dopo la strage di Castel Volturno, su molte testate. In quel caso si disse inizialmente che le vittime africane di un commando stragista dei casalesi erano dei ‘narcotrafficanti’ uccisi in un regolamento di conti. L’informazione risultò poi completamente errata e fuorviante, la verità giudiziaria ha accertato che i ghanesi erano innocenti e furono uccisi per puro razzismo e stragismo, ma l’idea che le vittime fossero anche in qualche modo colpevoli rimase nell’immaginario collettivo legato a quella strage.
Qui si dice che le ‘ndrine rosarnesi controllano l’intera comunità degli africani. Questo non corrisponde al vero, in alcun modo. La notizia risulta quindi imprecisa anche se rende conto di un’ipotesi che poi si rivelerà tragicamente reale: cioè gli uomini della ‘ndrangheta rosarnese non possono accettare una ribellione plateale nel territorio da loro controllato. Dal giorno seguente partirà una tragica ‘caccia al nero’ a fucilate e con le taniche di benzina, con scene da ku kux klan.
tg3 Linea Notte del 7 gennaio 2010
Rosarno, esplode la protesta degli immigrati è il titolo con cui esordisce il Tg2 in onda alle ore 13 dell’8 gennaio 2010 (1). Anche qui le immagini sono tutte notturne e relative alla ribellione degli africani, sedata con la forza. Gli attori del servizio sono sostanzialmente due, su fronti opposti: immigrati in sommossa e forze dell’ordine che devono riportare l’ordine pubblico. Carabinieri in tenuta antisommossa e con i manganelli, bloccano a terra un africano che si dimena. Blindati di polizia a sirene spiegate e poliziotti corrono nella notte. Un africano di spalle colpisce ripetutamente un cassonetto rovesciato (l’immagine compare in corrispondenza delle parole: la violenza degli extracomunitari). Dei poliziotti, indietreggiando, sgombrano la strada da un palo di un cartello stradale rovesciato.
Uomini e mezzi di polizia sono in azione nella notte, le strade sono sporche. C’è un primo piano del vetro rotto di una macchina sfasciata. Arriva un’ambulanza. Si vedono africani stesi a terra davanti a una saracinesca abbassata e un uomo dei soccorsi in mezzo a loro. Intorno ci sono poliziotti in assetto antisommossa. Si vedono cassonetti rovesciati e aperti. Macchine dei carabinieri. Un altro africano a terra, trascinato via dagli agenti. Blindati, lampeggianti e sirene.
Le parole che accompagnano le immagini nell’incipit rafforzano l’impatto di quanto si è visto:
Dopo una lunga notte di paura e terrore, a Rosarno, nella piana di Gioia Tauro, sembra essere tornata la calma. Impossibile ancora fare la conta dei danni. La violenza degli extracomunitari è scoppiata dopo il ferimento di alcuni di loro con colpi esplosi da sconosciuti con un’arma ad aria compressa. (dal tg2 delle 13 del 8 gennaio 2010)
Qui l’uso del termine ‘extracomunitario’ mostra la percezione dei braccianti africani come ‘massa indistinta’. Anche se l’autore del servizio spiega che la violenza, apparentemente immotivata, ha una causa scatenante ben precisa (il ferimento di alcuni di loro con colpi esplosi da sconosciuti con un’arma ad aria compressa). In realtà questo importante elemento non si vede attraverso le immagini. Ad esempio non si vedono i migranti feriti dai proiettili e ricoverati in un vicino ospedale. Da qui in poi la narrazione giornalistica individua due diversi opponenti: i lavoratori africani e i residenti. E paventa una risposta violenta e un clima di xenofobia, che però non ha una rappresentazione visiva. Le immagini mostrano solo la violenza degli immigrati.
Nella cittadina tirrenica a preoccupare le forze dell’ordine sono ora i residenti che hanno cominciato a protestare per i danni subiti e che difficilmente avranno rimborsati. La statale 18 fra Rosarno e San Ferdinando resta ancora presidiata da polizia e carabinieri per evitare possibili contatti tra gli extracomunitari e soprattutto i giovani di Rosarno che già questa notte erano pronti a rispondere alle violenze. Quanto è successo rischia di innescare un clima di intolleranza xenofoba, acuita soprattutto dalla crisi nel settore agrumicolo che sta togliendo lavoro sia ai residenti che agli extracomunitari. Si chiude con una sirena della polizia.(dal tg2 delle 13 del 8 gennaio 2010)
Lo scontro tra bianchi e neri. In generale tutto il frame di riferimento è lo scontro di massa fra ‘neri’ (gli extracomunitari) e bianchi (richiamati nelle immagini come polizia e carabinieri, a parole come residenti e giovani di Rosarno). Altri due servizi a seguire nella medesima edizione del Tg reiterano le sequenze degli scontri notturni, che restano così le uniche immagini collegate alla rivolta. Guerriglia a Rosarno, esplode la protesta degli immigrati si intitola il primo. Viene presentato da studio come il servizio che offre “la ricostruzione dei fatti”.Le immagini, sempre notturne, sono uguali o simili alle precedenti, cioè scene di parapiglia di notte in mezzo alla strada, con i cassonetti rovesciati, finestrini delle automobili in frantumi e africani violenti bloccati dalle forze dell’ordine. L’inquadratura prevalente sono totali presi a distanza di schieramenti di polizia, uomini e mezzi, e gruppi di poliziotti con i caschi che fermano africani, i quali sono armati di spranghe.
Va sottolineato che mentre le scene che si vedono nel servizio si concentrano sulla violenza e lo scompiglio provocati dagli africani, le parole iniziali del servizio richiamano il razzismo contro i lavoratori neri e la polemica nata su questo punto.
Gli abitanti di Rosarno, dopo le violenze di questa notte, rifiutano l’etichetta di città xenofoba anche se fra i residenti e gli extracomunitari già da qualche mese c’era tensione legata soprattutto alla mancanza di lavoro nel settore agrumicolo.(dal tg2 delle 13 del 8 gennaio 2010)
Le immagini e il parlato insieme danno tutto sommato una giustificazione per questa ‘etichetta di xenofobia’. La giustificazione è fornita dalle immagini degli africani violenti e dalla competizione che esisterebbe sul mercato del lavoro. Tale competizione in realtà non c’è perché i residenti di Rosarno ormai non vanno quasi più a lavorare nei campi. Il problema, è legato al prezzo basso imposto agli agrumi dalla grande distribuzione e dall’industria delle bevande di frutta che mette in difficoltà i proprietari degli agrumeti nel pagamento della manodopera. Ma questo non viene spiegato. Viene data voce per un attimo alle motivazioni dei braccianti stranieri, ma in realtà senza spiegare quasi nulla ai telespettatori. Ci sono infatti due brevi interviste:
Africano1 (in tono rassegnato): Africano troppo stanco adesso, io voi mandarmi Africa adesso, meglio così, capito?
Africani 2 e 3 (uno urla, il tono è rabbioso, si parlano sopra): Africano non è gallina, non ammazzare africano, noi sono qua sono a lavorare, non voi problema.
Sempre ammazzare gente così non va bene.
Italia sono razzisti! (dal tg2 delle 13 del 8 gennaio 2010)
Il resto del servizio commenta dal punto di vista linguistico ciò che mostrano le immagini, utilizzando aggettivi e termini altrettanto forti:
C’è un voice over del giornalista:
questa notte tra San Ferdinando e Rosarno la guerriglia ha provocato ingenti danni tanto che a protestare ora sono i rosarnesi che chiedono il risarcimento. Fino all’alba paura e violenze hanno fatto temere il peggio nonostante lo schieramento delle forze dell’ordine, che sono state anche costrette a sparare lacrimogeni e disperdere con la forza i più esagitati tra gli extracomunitari. Tra gli svincoli di Rosarno e San Ferdinando erano centinaia gli immigrati che hanno distrutto tutto quello che gli capitava a tiro, una guerriglia urbana notturna che sconvolto il comprensorio della Piana di Gioia Tauro. (dal tg2 delle 13 del 8 gennaio 2010)
Più in là nel medesimo tg, stessa edizione, si riprende l’argomento Rosarno, mediante un collegamento in diretta con l’inviato Francesco Vitale che, annunciano dallo studio, è a Rosarno per i fatti della guerriglia urbana, centinaia di immigrati scesi in piazza. Si tratta del terzo servizio dentro un solo telegiornale che mostra nuovamente le immagini notturne degli scontri. Con l’unica differenza che questa volta si alternano agli stand up dell’inviato che presenta la situazione a Rosarno dopo la rivolta degli immigrati
Il giornalista è in diretta, inquadrato a mezzo busto:
Buongiorno da Rosarno, è stata ancora una mattinata di guerriglia dopo la rivolta di ieri sera centinaia di extracomunitari sono scesi di nuovo in strada mettendo a ferro e a fuoco la cittadina distrutte vetrine, automobili, perfino le case dei rosarnesi, con polizia e carabinieri in assetto antisommosa, gli immigrati hanno poi raggiunto la piazza del municipio, prima di tornare a scontrarsi con le forze dell’ordine e con gli abitanti di Rosarno letteralmente esasperati dopo 14 ore di guerriglia sostanzialmente, sono state chiuse le scuole anzi per la verità erano prima state aperte, poi le maestre hanno chiamato i genitori per far riportare a casa i figli per motivi di sicurezza . Stamattina solo per un pelo non ci è scappato il morto. Un cittadino che ha visto irrompere in casa sua un gruppo di rivoltosi ha imbracciato il fucile ed ha esploso alcuni colpi in aria per autodifesa. Questa al momento la situazione. Speriamo si possa presto ritornare alla calma. Per ora è tutto. Vi restituisco la linea.(dal tg2 delle 13 del 8 gennaio 2010)
Le ronde “giustificate”. Anche in questo caso, il servizio presenta i braccianti come un esercito di extracomunitari rivoltosi che hanno messo ‘a ferro e fuoco’ la città. La violenza dei residenti, che ricordiamo è all’origine della rivolta degli africani, compare citata solo alla fine, non come causa, ma come conseguenza e quasi giustificata in termini di ‘autodifesa’. Ma, soprattutto, non compare mai nelle immagini. Dopo aver lungamente e ripetutamente illustrato la violenza in campo a Rosarno, praticamene a senso unico, perché quella visibile è imputabile solo agli ‘extracomunitari’, la spiegazione del fenomeno viene lasciata alla politica. Il tema della “sicurezza” viene così collegato al tema dei “clandestini” e di fatto è quasi un appello al giro di vite contro i migranti irregolari, come se questo avesse in qualche modo a che fare con i fatti di Rosarno. Non viene mai messo a fuoco il punto centrale: ribellandosi platealmente agli agguati mafiosi e allo sfruttamento, il comportamento dei lavoratori africani è molto più vicino alla tutela dei diritti rispetto al comportamento illegale di chi li sfrutta e gli spara senza una ragione apparente. Ma tutto viene raccontato al contrario, attribuendo agli ‘extracomunitari’ le responsabilità delle violenza, mediante la fondamentale reiterazione delle immagini di scontri e violenze e della repressione della polizia.
Tg2 ore 13 dell’8 gennaio 2010
Nel rovesciamento della realtà, in cui le vittime diventano i colpevoli, è fondamentale la strategia di occultare le cause della rivolta presentandola come un momento di “follia”, quasi un “raptus collettivo” e immotivato. Con questa affermazione non intendiamo dire che questa sia una scelta politica dell’informazione tutta, fatta con l’obiettivo di disinformare, ma semplicemente tentiamo di scomporre i vari elementi della narrazione per comprendere quale sia stato il corto circuito informativo, causato spesso dai meccanismi di produzione delle notizie. Un esempio è quello delle interviste agli africani che abbiamo letto più in alto. Si tratta di braccianti agricoli con una scarsa conoscenza della lingua italiana, che quindi non riescono a spiegare bene ai microfoni quello che è successo. Sarebbe stato opportuno intervistare anche volontari e associazioni locali che si occupano da anni del fenomeno e avrebbero potuto fornire al pubblico una spiegazione più comprensibile. Anche il codice deontologico della Carta di Roma consiglia di diversificare le fonti su un tema complesso e a rischio discriminazione come l’immigrazione.
Scontro politico sull’Immigrazione. Dopo il collegamento in diretta, la conduttrice da studio lancia il servizio Scontro politico sull’Immigrazione :
E sui fatti di Rosarno è scontro tra le forze politiche, c’è stata troppa tolleranza verso l’immigrazione clandestina, accusa il ministro Maroni. Il governo fa solo demagogia ribatte Bersani. (dal tg2 delle 13 del 8 gennaio 2010)
Non vediamo mai il giornalista in campo a fare domande, ma sentiamo la sua voce scorrere sulle immagini di una conferenza stampa di Maroni:
In Calabria c’è una situazione difficile, spiega il ministro dell’Interno, ma non è l’unica. Roberto Maroni interviene telefonicamente alla trasmissione Mattino 5 e fornisce la sua lettura di quanto sta accadendo a Rosarno… In tutti questi anni è stata tollerata senza fare nulla di efficace, un’immigrazione clandestina che ha alimentato da una parte la criminalità e dall’altra ha generato situazioni di forte degrado come quella di Rosarno. Il nostro impegno è quello delle forze dell’ordine per riportare tutto alla normalità. (dal tg2 delle 13 del 8 gennaio 2010)
Giornalista in voiceover:
A poco a poco, riporteremo la legalità, ha sottolineato il ministro, così come abbiamo fatto ostacolando gli sbarchi a Lampedusa. Basta con la propaganda risponde al ministro il partito democratico.Bersani ai microfoni:
“Mi spiace molto che il ministro degli Interni non abbia perso l’occasione anche stavolta, di far lo scaricabarile sulla famosa immigrazione clandestina. Io vorrei ricordargli che viviamo da anni in vigenza di una legge che si chiama Bossi Fini”.Giornalista di nuovo in voiceover mentre si vedono le facce dei politici di cui parla:
Da Maroni solo demagogia - aggiunge Donà di Italia dei Valori - Il vero problema è la ‘ndrangheta che sostiene il caporalato. O l’immigrazione è legale oppure non è, ribatte dal pdl Annamaria bernini e Lupi aggiunge (intervista a Lupi) “gli atti di intolleranza vanno sempre e comunque condannati ed isolati, dobbiamo usare responsabilità ed evitare allarmismi che possono andare a peggiorare la situazione. in ogni caso il governo proseguirà nella lotta all’immigrazione clandestina”.
Nessuna demagogia, il governo ha fatto bene anche sull’immigrazione, afferma il ministro Rotondi. Grazie a Maroni risultati senza precedenti nella lotta alla criminalità organizzata, aggiunge dalla Lega Cota.La Russa intervistato davanti a una biblioteca del parlamento: Lo Stato ha il dovere di fare rispettare le leggi e le regole. Non può esserci tolleranza specie per chi usa la violenza in maniera così evidente, per il solo fatto che è un immigrato. Anzi credo che il degrado sia proprio derivato dalla troppa tolleranza nei confronti dell’immigrazione clandestina di questi ultimi anni.
Giornalista in voice over: Sulla vicenda interviene anche il Vaticano. Basta violenze –esorta monsignor Marchetto, segretario del pontificio consiglio della pastorale per i migranti - si torni al dialogo e si vada al fondo dei problemi”. (dal tg2 delle 13 del 8 gennaio 2010)
In conclusione, dopo aver mostrato a lungo immagini di grande violenza senza sostanzialmente spiegarne le cause, l’informazione del telegiornale colma questo vuoto e l’aspettativa del telespettatore attraverso le parole dei politici, senza ulteriori commenti o approfondimenti. Il messaggio che può passare allo spettatore è che gli immigrati sono violenti, che i responsabili sono clandestini e che bisogna ostacolare gli sbarchi a Lampedusa per evitare le rivolte come a Rosarno, mettendo tra l’altro in relazione due fenomeni che sono diversi: il traffico di esseri umani e di rifugiati via mare con lo sfruttamento dei lavoratori migranti.
Questa ulteriore linea di racconto “dallo sbarco al ghetto”, come vedremo in seguito, è molto battuta dai media. Il servizio è un collage di diverse voci politiche sullo schema: maggioranza-opposizione-maggioranza. Ma vista la carenza di spiegazioni sulle cause della rivolta, le voci politiche svolgono un ruolo decisivo nell’orientare l’interpretazione da parte dell’opinione pubblica. Subito il fatto viene presentato dai media come un fenomeno improvviso e sostanzialmente un problema di sicurezza messo in relazione con la cosiddetta troppa tolleranza verso i clandestini.
1 Per questioni legate alla concessione dei diritti Rai, siamo in attesa di poter pubblicare il video, ndr
1 Per questioni legate alla concessione dei diritti Rai, siamo in attesa di poter pubblicare il video, ndr