Rivolta contro Integrazione

“Buoni e cattivi” immigrati

di Raffaella Cosentino

Un’ultima chiave di lettura è quella dell’integrazione mancata. Raccontando le storie degli stranieri integrati che sono anche quelli che non si ribellano, si crea di fatto un’opposizione fra la rivolta e l’integrazione. Anche questa cornice di senso di fatto carica di negatività l’atto di ribellione e chi l’ha compiuto. Qui in basso vediamo i braccianti stranieri ben ordinati e in fila tra i campi, mentre lavorano a capo chino.

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Un servizio del Tg1 del 10 gennaio 2010 parla appunto delle Storie di integrazione di immigrati a Rosarno e, per marcare il confine con i rivoltosi sgomberati, gli intervistati sono chiamati a condannare le violenze compiute dagli altri immigrati, come se fossero un tutt’uno. Questo servizio è interessante anche per vedere quanto è largo il cappello sotto cui i media inseriscono la categoria ‘immigrati’.

Intervista della giornalista: Tu di dove sei?
Risposta di un uomo, Asham Najim: Marocco.
Giornalista: dal Marocco?
Lui: si.
Da quant’è che vivi qua?
Lui: sono da 5 anni in Italia.
Ma come sei arrivato, Lampedusa?
Si, ho aggiustato il documento e adesso io vivere qua in questo paese a Rosarno, tranquillo, stare bene”.
Giornalista in voiceover: il volto di Asham Najim è il volto dell’integrazione. Marocchino, 28 anni, è sposato, è appena diventato papà e qui a Rosarno lavora.
Lui: “sto lavorando da operaio, raccogliere le arance, andare alla campagna, muratore, sto bene”.

Asham Najim condanna le devastazioni opera degli extracomunitari. Se avevano da denunciare qualcosa, ci dice, dovevano rivolgersi allo Stato.
Asham Najim: “penso che hanno fatto una cosa bruttissima. Se c’è qualcosa, c’è la polizia, c’è comune”.

Cristhiana Aihgadziz è ghanese. Sposata 39 anni, qui a Rosarno sono nati i suoi due figli, Giovanni e Daniel.
Cristhiana: “sono rosarnese pure, non è che mi guarda colore. Se io battezzato miei figli qua, a scuola qua, mio marito lavorava qua sempre e io sono rosarnese, rosarnese nero, rosarnese bianco”. (dal Tg1 del 10 gennaio 2010)

In video appare in sovrimpressione la frase: Noi restiamo qui

Si crea anche un’opposizione visiva all’interno del servizio fra le immagini di copertura che mostrano gruppi di africani camminare per strada e cassonetti rovesciati, e le riprese delle interviste. La donna africana viene intervistata all’interno della sua casa e sono ripresi in primo piano anche i suoi due bambini. Pur nelle migliori intenzioni di voler rappresentare anche un altro volto dell’immigrazione, non solo quello composto da maschi soli e ribelli, non siamo certi che l’operazione funzioni. Vediamo che questo tipo di lettura non è solo del telegiornale. Qui in basso Il Corriere della Sera dell’11 gennaio:

Corriere della sera 11 gennaio 2010
Corriere della sera 11 gennaio 2010

Alla fine questa pagina sintetizza la conclusione della vicenda. Chi si è ribellato è stato sgomberato e trasferito. Nell’immagine in alto vediamo i volti rassegnati di chi è stato portato nel centro di accoglienza per richiedenti asilo di Bari. Viene da chiedersi: da che parte è lo Stato?

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