SICUREZZA

Introduzione

di Andrea Pogliano e Raffaella Cosentino

L’agenda del panico. Gli studiosi di comunicazioni di massa teorici dell’agenda setting affermavano che i mass media sono potenti nell’indirizzare le persone intorno a cosa pensare. Possono cioè definire l’agenda del dibattito pubblico e politico.
Quello che il giornalismo ottiene, attraverso l’uso delle immagini, è un meccanismo di “generalizzazione del sospetto”, che estende la sua ombra da un fatto specifico a tutta o quasi tutta l’immigrazione.

Espresso giugno 2005
Espresso giugno 2005

Meccanismi di contagio mediatico. In questo senso, i testi sull’ “effetto domino nei TG” (tutti i crimini degli immigrati) e quello sul caso dello stupro alla Caffarella sono da leggersi come due facce della stessa medaglia. Nel primo caso, un fatto di cronaca genera contagio su una serie eterogenea di altri fatti riguardanti immigrati, condizionandone il racconto in chiave securitaria; nel secondo caso invece, è all’interno della ricerca dei sospetti per uno specifico atto di violenza (lo stupro, che ancora non ha i suoi colpevoli), che si estende l’idea di possibili violentatori a categorie molto ampie e vaghe che vanno dai Rom, agli africani, agli spacciatori immigrati, ecc.

Messaggero 19 febbraio 2009
Messaggero 19 febbraio 2009

Un secondo aspetto è quello dell’utilizzo scorretto di immagini, laddove si sovrappongono sotto lo stesso tetto immagini nuove o di repertorio, si espongono i presunti colpevoli a una gogna mediatica e li si mantiene anche quando i “mostri” risultano non esserlo. Se la notizia del momento è l’emergenza immigrazione la selezione degli altri fatti notiziabili risulterà esserne fortemente condizionata. Ad esempio, gli stupri commessi da stranieri saranno diffusi in primo piano e con grande forza, anche se percentualmente sono minoritari; mentre quelli commessi da familiari e conoscenti dentro le mura domestiche, seppure maggioritari per numero, non avranno le caratteristiche giuste per finire nella scaletta delle news stilata dalle redazioni.

La diversa notiziabilità riguarda anche i fatti in cui gli stranieri sono autori o vittime di reati. Difficilmente si può spezzare questo cerchio di attenzione, soprattutto in tv, per timore di un calo dell’audience. Queste scelte fanno parte della linea editoriale, della responsabilità e dell’etica del singolo giornalista. E’ evidente che ciò che comunemente chiamiamo informazione rischia così di disinformare o distorcere e deformare la realtà.

Tg1 dell’8 gennaio 2010 - Estratto “La città di cartone”

Fortemente connotate in negativo sono le immagini di disperazione e degrado che bombardano l’opinione pubblica. Ad esempio, raccontiamo come con la sintesi tipica delle modalità del giornalismo televisivo si passa velocemente dai ghetti di Rosarno alle classi ghetto. Con questa etichetta, i giornalisti indicano le classi scolastiche composte in grande maggioranza da bambini di origine straniera che non hanno la cittadinanza italiana.

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