di Raffaella Cosentino
Il dramma del degrado. Le immagini dei ghetti e delle bidonville in cui vivono i lavoratori più poveri, gli schiavi a giornata, insieme a quelle degli scontri a Rosarno, sono estremamente frequenti in televisione e sulla carta stampata nel periodo che stiamo esaminando.
Sono immagini di disperazione e degrado che bombardano l’opinione pubblica. Con la sintesi tipica delle modalità del giornalismo televisivo si passa velocemente dai ghetti di Rosarno alle classi ghetto.
Con questa etichetta, i giornalisti indicano le classi scolastiche composte in grande maggioranza da bambini di origine straniera che non hanno la cittadinanza italiana. Per la legge italiana, i figli di famiglie immigrate non possono diventare cittadini italiani da minori, neanche se nati in Italia. Possono richiedere la cittadinanza solo al compimento dei 18 anni. Passano da stranieri in patria tutta la loro vita scolastica fra i banchi.Prendiamo ad esempio il telegiornale della seconda rete del Servizio Pubblico dell’8 gennaio 2010, edizione delle 18.30(1) . Fra i titoli di testa, tre su quattro (i primi tre) sono sull’ immigrazione:
Rosarno, spari e proteste, la rivolta degli immigrati
Scuola, tetto agli stranieri “evitare le classi ghetto”
Per lo stupro di Guidona 16 anni ai quattro rumeni (dal tg2 dell’8 gennaio 2010, edizione delle 18.30)
Lo scontro politico. Dopo aver mostrato ampiamente le immagini della “Rosarno sotto assedio degli immigrati clandestini” nel primo servizio e della “guerriglia” nella “notte difficile da dimenticare” nel secondo, il conduttore riprende la linea dallo studio:
In Calabria c’è stata troppa tolleranza verso i clandestini, commenta il ministro dell’Interno Maroni, suscitando reazioni polemiche nel centro sinistra (dal tg2 dell’8 gennaio 2010, edizione delle 18.30)
Subito dopo il terzo servizio, che fornice il quadro dello “scontro politico su sicurezza e immigrazione”, si arriva al tema della presenza dei bambini figli di immigrati, i cosiddetti ‘nuovi italiani’ tra i banchi. In sé non dovrebbe essere un tema legato alla sicurezza ma alla quotidiana convivenza sociale. Tuttavia è evidente che resta stritolato nel quadro complessivo delle notizie negative legate alla sicurezza.
Il conduttore dallo studio lo lancia così:
Nelle scuole italiane non ci saranno più classi composte completamente o prevalentemente da studenti stranieri. Lo ha deciso il ministro Gelmini. Loretta Cavarecci (dal tg2 dell’8 gennaio 2010, edizione delle 18.30)
La ministra Gelmini e il tetto al numero di studenti stranieri in una classe.
In questa analisi il telegiornale è visto come un unico meta-testo discorsivo che agisce sull’opinione pubblica a più livelli (visivo, linguistico, sonoro) e mette in campo delle strategie nel comunicare le informazioni. Nella strategia narrativa complessiva del telegiornale, il posto occupato in scaletta da questa notizia fa sì che il “tetto” in classe ai bambini stranieri sembri la risposta del governo, una sorta di giro di vite, alla “troppa tolleranza verso i clandestini” con cui, nel servizio precedente, il ministro dell’Interno spiegava la rivolta di Rosarno ai cittadini. Con un doppio effetto stigmatizzante. Da un lato un uso disinvolto del termine discriminatorio “clandestini” che sembra voler rappresentare tutto l’universo migratorio raccontato all’interno del telegiornale. Dall’altro c’è una “clandestinizzazione” perfino dei bambini stranieri a scuola, i quali non sono e non vengono chiamati ‘clandestini’ ma vengono associati a Rosarno attraverso il richiamo potente dell’immagine dei “ghetti” e delle classi scolastiche come “ghetti”. Il servizio mostra un’aula di una scuola elementare. Tra i bambini con il grembiule ci sono dei primi piani di una bimba nera e di un cinesino. L’aula scolastica è ripresa dal fondo, con la maestra che insegna. Si vede la ministra Gelmini in un’intervista. Poi c’è un’inquadratura di spalle di due mamme dai tratti asiatici, che camminano per la strada e portano a mano una bici con dei bambini dentro i seggiolini. Si inquadra il corridoio di una scuola con la bandiera italiana. I primi piani sono di bambini, bianchi e neri, che giocano. Altri bimbi italiani e con gli occhi a mandorla che giocano in un asilo. Il servizio si chiude con il suono della campanella e genitori che accompagnano i figli in classe. Su queste immagini, ecco il testo del servizio letto dalla giornalista:
Alunni stranieri in classe ci sarà un limite, non più del 30 per cento. Il ministro Gelmini ha disposto un tetto. Si comincia dal prossimo anno 2010 -2011 dalle prime classi, scuole elementari, medie e superiori. Un inizio graduale. Con queste indicazioni inviate a tutti gli istituti si è voluto trovare un modo per favorire l’integrazione, ha spiegato il ministro, salvaguardando però l’identità della scuola italiana. Si è voluto inoltre evitare classi interamente straniere che avrebbero potuto diventare ghetti. La nota prevede fra l’altro, finanziamenti ad hoc. Commenta la Cei, da una parte si cerca di aiutare, dall’altra si creano nuove discriminazioni. Si tratta di essere equilibrati. Il ministero spiega che anche i bambini stranieri sono soggetti all’obbligo di istruzione ma al contempo i bambini italiani non devono rallentare i loro studi, per cui quella del tetto è un’esigenza didattica e non è razzismo. Infatti lo stesso limite del 30% potrà essere superato laddove ci siano alunni stranieri con adeguate competenze linguistiche e viceversa abbassato in presenza di bambini ancora non padroni della lingua italiana all’iscrizione. Nelle scuole medie una quota delle ore dedicate alla seconda lingua comunitaria potrà essere usata per potenziare l’italiano.
E per chi è appena arrivato in Italia classi di inserimento a durata limitata, sui banchi mattino e pomeriggio. (dal tg2 dell’8 gennaio 2010, edizione delle 18.30)
Su tutta la questione dei cosiddetti ‘bimbi stranieri’ rimandiamo a Parlare Civile alla voci Nuovi italiani e Immigrazione boom in cui spieghiamo che nella maggioranza dei casi si tratta di bambini nati in Italia da famiglie di immigrati. I bambini spesso sono quindi ‘stranieri’ solo sulla carta per via della legge sulla cittadinanza che non si può ottenere prima della maggiore età. Quindi tutta la costruzione dicotomica del servizio fra italiani e stranieri rischia di essere fuorviante, come la questione dell’apprendimento della lingua italiana che, per bambini nati in Italia e che hanno frequentato l’asilo, è la prima lingua dalla nascita.
“Istruzione, la quota extracomunitari” scrive La Stampa in alto a destra. Le fotografie delle classi con i bimbi di origine africana o con i tratti asiatici sono più o meno lo stesso tipo di immagini che ritroviamo nei servizi televisivi. Classi ghetto e quota extracomunitari sono le parole che gli vengono associate. Colpisce il forte contrasto fra l’innocenza e la bellezza dell’infanzia, mostrate dalle immagini sia in tv che sui quotidiani, e la durezza o la freddezza burocratica di queste parole.Nel corso della stessa edizione del telegiornale ci sono altri due servizi sull’immigrazione che parlano di due stupri commessi da stranieri:
Condannati a sedici anni gli stupratori di Guidonia
Arrestato il presunto stupratore di Milano (dal tg2 dell’8 gennaio 2010, edizione delle 18.30)
Per l’analisi di queste notizie rimandiamo al paragrafo successivo, sottolineando che la scaletta del giorno non varia molto fra i vari tg di tre canali del servizio pubblico e non sono presenti notizie positive a controbilanciare il martellamento mediatico di informazioni che danno un’immagine totalmente negativa delle comunità di migranti in Italia.
1Per questioni legate alla concessione dei diritti Rai, siamo in attesa di poter pubblicare il video,ndr