di Raffaella Cosentino
Si stava meglio quando di stava peggio. I due servizi successivi, tratti dal tg1 delle 20 dell’8 gennaio 2010, mettono in primo piano l’immagine dei ghetti, delle bidonville di Rosarno. Le chiavi di lettura sono il degrado, da una parte, il sogno tradito dall’altra. Come approfondimento della notizia, viene mandato in onda un servizio di alcuni mesi fa di Riccardo Giacoia. Lo dice il Conduttore.
tg1 8 gennaio 2010 - La città di cartone
Questo è un reportage le cui immagini hanno in sovraimpressione il sottotitolo: la città di cartone.
Il tema del servizio non è tanto lo sfruttamento, che viene accennato solo con la battuta di un africano intervistato nella baraccopoli ( “Venticinque euro al giorno”), ma la situazione di “degrado” in cui vivono i braccianti.
Le baracche sovraffollate, senza luce, acqua, riscaldamenti, rifiuti ovunque…un labirinto di cartoni per 800 africani (dal tg1 delle 20 dell’8 gennaio 2010)
Sono le parole a commento di immagini in cui si alternano giacigli, scarpe sporche e fuochi, pentole dove si cuoce del cibo, vestiti stesi sulle baracche. Il servizio si conclude con la metafora del sogno tradito, un’altra delle narrazioni classiche sull’immigrazione in Italia da alcuni decenni:
Sono venuto in Italia credendo che qui si vivesse meglio, ci dice Edouè, ma evidentemente mi sbagliavo.(dal tg1 delle 20 dell’8 gennaio 2010)
Il servizio non è più attualissimo quando viene mandato in onda, perché “la cartiera” in cui è stato girato è andata distrutta in un incendio nell’estate precedente (2009) ma viene ritrasmesso per rispondere a un’esigenza informativa immediata.
I “poveretti”. Non si parla del caporalato e dello sfruttamento dei braccianti, a parte il dettaglio dell’essere sottopagati che rimane decontestualizzato. Il racconto si inserisce nel filone del sogno dell’emigrazione finito male e dei “poveretti”. Apparentemente sembra inserirsi in un’ottica positiva che descrive il disagio abitativo e le condizioni di vita dei lavoratori migranti, ma ne viene fuori comunque un’immagine deumanizzante, che tende a creare distanza nello spettatore rispetto a ciò che sta vedendo. Subito dopo, la vicenda di Rosarno viene messa in relazione con i respingimenti in mare e il tema degli sbarchi a Lampedusa. Il Tg1 prosegue infatti con il servizio dal titolo: “Maroni, troppa tolleranza con i clandestini in attesa”.
L’interpretazione politica della vicenda data dall’allora ministro dell’Interno Roberto Maroni (Lega Nord) assume ovviamente grande rilievo su tutte le testate. La rivolta, dice, nasce da un’eccessiva tolleranza nei confronti dei clandestini che ha alimentato degrado e criminalità. Il servizio sullo scontro politico tocca la legislazione sull’immigrazione, legge che si chiama Bossi-Fini e Per il centro destra (in quel momento al governo ndr.) il discrimine è l’immigrazione clandestina. Serve più rigore, dice Gasparri, perché è causa di degrado, sfruttamento e disordini. Il pensiero del ministro viene sintetizzato così: Maroni: troppa tolleranza e va in sovraimpressione per tutto il servizio.
La cornice securitaria viene riempita con due tipi di immagini: il degrado e l’invasione dei barconi.
Un’informazione corretta dovrebbe anche spiegare le cause dell’esclusione sociale, non solo soffermarsi sugli effetti di apparente “degrado” al decoro urbano che non tengono conto della dignità umana. Inoltre l’uso di questa parola nel contesto del tema della povertà crea stigma perchè associa questa categoria di persone ai ‘rifiuti’, considerato che l’uso classico del termine ‘degrado’ è collegato alle operazioni di sgombero della spazzatura. Così per rafforzare questa idea di degrado, alle immagini dei politici coinvolti si alternano le riprese dell’oleificio abbandonato Opera Sila, divenuto la baraccopoli degli africani. Si vedono alcuni migranti davanti alla bocca di un silos della vecchia fabbrica. Il ‘degrado’ è così rappresentato visivamente dalla grave emergenza umanitaria che i braccianti si trovavano e si trovano a vivere ancora oggi.
Il ministro Maroni è abile da un punto di vista comunicativo nel piegare la vicenda di Rosarno alla finalità di fare propaganda politica per giustificare la politica dei respingimenti collettivi, duramente condannati come illegali a livello internazionale
A poco a poco, riporteremo la legalità, così come abbiamo fatto ostacolando gli sbarchi a Lampedusa ( Roberto Maroni, ministro dell’Innterno 2010)
Sugli interventi di Gasparri e Capezzone si vedono immagini di barconi pieni di migranti. Viene associato in modo arbitrario il fenomeno dei viaggi della speranza dei richiedenti asilo con la rivolta di Rosarno.Questa associazione di idee fra il viaggio della disperazione e gli scontri di Rosarno ritornerà più volte anche a distanza di anni, come vedremo in seguito.
(Vedi respingimento )