di Raffaella Cosentino
tg1 dell’8 settembre 2011
Il servizio sulle borseggiatrici, un grande classico. Nel maggio 2008, poco dopo aver vinto le elezioni, il governo Berlusconi ha dichiarato lo “Stato di emergenza in relazione alla presenza di campi abitati da nomadi” a Roma, Milano e Napoli, una misura prorogata fino al 2011 :
“Si tratta di una decisione inedita, poiché per la prima volta un fenomeno sociale come la presenza dei rom viene trattato alla stregua di una catastrofe naturale - scrive il ricercatore Ulderico Daniele - Questa scelta può essere compresa solo alla luce di una campagna elettorale in cui i rom in particolare erano stati raffigurati come i principali responsabili di un’invasione inarrestabile, fatta di miseria e degrado, ma anche, soprattutto dopo l’omicidio di Patrizia Reggiani a Roma nell’ottobre 2007, causa di minacce gravi per la sicurezza dei cittadini”.
In questo senso un “classico” è il servizio video o tv sul fenomeno delle borseggiatrici sui mezzi pubblici nelle grandi città come Roma. Tra loro anche minorenni e donne incinta con un vistoso pancione. Si tratta di un racconto all’apparenza estremamente veritiero che strizza l’occhio al telespettatore in quanto si “denuncia” quella che è un’esperienza quotidiana abbastanza comune nel vissuto dei viaggiatori metropolitani e dei passeggeri dei mezzi pubblici. “Sembrano turiste. Si vestono bene, alla moda” è la prima cosa che il giornalista del Tg1 fa notare agli spettatori.
Nell’attacco del servizio riscontriamo subito lo stereotipo che vuole i Rom sempre sudici e sciatti. In tal senso i vocabolari concordano che l’uso figurato della parola “zingaro” indica “una persona dall’aspetto assai trasandato e sudicio (pare una zingara, è vestita come una zingara).” E ancora: “con riferimento alla loro vita nomade, senza dimora né casa fissa e in condizioni di scarsa igiene, o al modo di vestire e di curare la persona considerato trascurato e sporco, si usa spesso come termine di confronto o di identificazione in espressioni di tono spregiativo o polemico, come fare una vita da zingaro, vivere come zingari”. Che queste ragazze “vestite come turiste” sono in realtà proprio “zingare” ce lo dice la frase seguente: “Sono ladre professioniste”. Le immagini sono di frotte di ragazzine rom che avanzano inarrestabili verso la metropolitana, pancioni avanti, in modo che sembra proprio un assalto alla metropolitana, secondo la retorica dell’invasione che connota anche il racconto dei migranti. Ma dal servizio si apprende che in realtà “sono 12, tutte di etnia rom. Alcune minorenni, alcune incinte”.
Per tutto il servizio si evidenzia il loro vivere al di fuori delle leggi e delle regole civili. “La polizia municipale le ferma in metropolitana, in pieno centro a Roma ma non sembrano preoccupate”. A questa descrizione della pericolosità sociale dei Rom contribuiscono le interviste alle ragazze.
“Non ci costringe nessuno, quando sei sposata devi andare a rubare. Chi ti dà da mangiare se hai due o tre bambini? Nell’autobus, nella metro, là noi rubiamo. Qualcuno va a rubare così in mezzo alla strada”. Frequentano luoghi affollati, scelgono soprattutto i turisti. “Si rivolgono a noi famiglie disperate perché gli sono stati sottratti i beni necessari per terminare la vacanza” dice la Polizia di Roma Capitale.
“Tu prendi un portafoglio. Cerchi 80-90 euro te ne vai a casa – dicono le intervistate - Qualcuno che ruba tante volte fa 200-300-500 euro”. (dal Tg1 dell’8 settembre 2011)
Quando gli va bene, rubano anche 500 euro, sottolinea ulteriormente il giornalista.Viene messa in evidenza la naturalezza con cui rubano: “Se è facile prendere il portafoglio, vediamo che ci sta il portafoglio, lo prendiamo e ce ne andiamo” dice una delle donne intervistate.
In un breve servizio di cronaca la raffigurazione stereotipata dei rom è completa: Si vestono bene per andare a rubare, questo si regge sull’idea che normalmente sono sciatti e trasandati. Rubano con naturalezza. Sono pericolosi anche se siamo davanti a minori e donne incinte.
Come sottolinea anche l’indagine della Commissione Diritti Umani del Senato pubblicata nel febbraio 2011, la questione della criminalità dei Rom è solitamente interpretata in due modi opposti, ma entrambi ideologici e superficiali.
“Il primo rimuove il problema attribuendolo a pregiudizi o a mancanza di alternative, il secondo considera i comportamenti illegali “connaturati” a questa minoranza -si legge nel rapporto -A costruire l’immagine negativa contribuisce anche l’accattonaggio, specie se affidato a minori o a donne molto anziane. E su questo ultimo problema si è fatto poco, perché reprimerlo non basta, se non si indica quali alternative reali di ottenere un reddito da lavoro sono offerte ai rom”
Questa minoranza è intrappolata nel circolo vizioso della cosiddetta “discriminazione statistica”:
“siccome pare che in quella comunità ci sia più devianza, non mi fido e non do lavoro”. Quindi gli individui di quella minoranza non hanno vie di uscita e ripiombano in comportamenti, come l’accattonaggio, fastidiosi per la maggioranza o, peggio ancora, si procurano reddito con atti delittuosi di varia gravità che rinforzano il pregiudizio statistico.
Sullo stereotipo dei “rom ladri” leggi anche “Il codice dei rom per rubare” all’interno della voce Rom su Parlare Civile